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sanzioni internazionali

Il conflitto Russia-Ucraina ha scosso il contesto geopolitico forzando l’ordine e gli equilibri internazionali con ricadute imputabili al sistema sanzionatorio e di controllo delle esportazioni sui soggetti obbligati e sulle aziende.

I regolamenti dell'UE

L’Unione Europea ha imposto le proprie sanzioni con regolamenti che, in quanto atti legislativi vincolanti per qualsiasi persona o entità all'interno dell'UE, devono essere applicati in tutti i loro elementi negli ordinamenti interni di tutti gli Stati Membri a operatori economici, autorità pubbliche, ecc. Lo scorso novembre 2022 poi, il Consiglio dell’Unione Europea ha adottato all’unanimità la decisione di aggiungere la violazione delle misure restrittive all’elenco dei “reati dell’UE” incluso nel trattato sul funzionamento dell’UE (articolo 83, paragrafo 1, TFUE).

In particolare in Italia la decisione del Consiglio estende le sanzioni di carattere penale anche alla violazione delle misure restrittive soggettive: ad oggi sono previste sanzioni penali e ammnistrative per le violazioni delle misure restrittive sui prodotti, ma solo sanzioni amministrative per le violazioni delle misure restrittive sui soggetti.

Ma la conformità a regolamenti e regole non è così semplice come può sembrare!

Le sanzioni primarie e secondarie

Nel quadro sanzionatorio dobbiamo considerare infatti anche il complesso sistema degli USA che impongono sia sanzioni primarie, cioè applicabili a cittadini statunitensi o residenti permanenti, entità organizzate negli Stati Uniti, comprese le filiali straniere, e chiunque si trovi negli Stati Uniti, incluse le filiali statunitensi di entità straniere e individui che si trovano fisicamente negli Stati Uniti (i.e. US persons), sia sanzioni secondarie applicabili a qualsiasi persona o entità giuridica non statunitense che intrattenga rapporti commerciali o finanziari con soggetti sanzionati SDN (ad esempio -EO 13902- operatori che effettuino attività commerciali significative in alcuni settori dell’economia iraniana quali quello automobilistico, petrolchimico, minerario, etc.) . Con le sanzioni secondarie gli USA mirano a impedire a terzi di avere attività commerciali con Paesi oggetto delle sanzioni americane con l’intento di rafforzare gli effetti delle sanzioni primarie e proteggere gli interessi di sicurezza nazionale. Se il rischio principale per le persone che violano le sanzioni secondarie è di essere aggiunte alla lista SDN, per le banche che violano le disposizioni OFAC sostenendo attività finanziarie e/o commerciali vietate, il rischio è di vedersi negare la possibilità di avere conti di corrispondenza e conti di passaggio o di negoziare valute in contropartita con dollari. Ultima, ma non per importanza, completa il quadro la cosiddetta “Regola OFAC del 50%” in base alla quale sono da ritenersi sanzionate le società la cui proprietà combinata da parte di soggetti sanzionati è pari o superiore al 50%; la regola si applica anche alle società di proprietà statale di governi sanzionati.

L’OFAC invita a prestare comunque attenzione a trattare con le società in cui le entità sanzionate detengono partecipazioni importanti che si avvicinano al 50%: una società potrebbe essere tecnicamente posseduta al 49% da una società russa sottoposta a sanzioni, con una percentuale “magicamente” appena al di sotto del 50%!

La verifica soggettiva e la catena societaria

Le nuove misure adottate da Unione Europea e Stati Uniti nel contesto dei rispettivi programmi sanzionatori e il moltiplicarsi delle restrizioni al commercio internazionale impongono alle aziende un’intensificazione delle attività di monitoraggio e verifica con lo svolgimento di un’analisi sia soggettiva su tutte le controparti contrattuali ed economiche (clienti, fornitori, finanziatori, prospect, intermediari bancari) per verificarne l’eventuale appartenenza alle liste di soggetti sanzionati, sia oggettiva per la verifica di conformità dei prodotti oggetto di esportazione.

Ma non basta! Per quanto detto sopra non è più sufficiente verificare se una società è censita nelle Sanctions Lists: occorre estendere i controlli a tutta la catena societaria e alla struttura proprietaria per escludere il possesso e/o la partecipazione di uno o più soggetti censiti nelle medesime liste. Inoltre bisogna sempre tenere presente il complesso sistema sanzionatorio e di controllo delle esportazioni degli Stati Uniti che ha implicazioni extraterritoriali che non possono essere sottovalutate dalle aziende che si orientano verso i mercati esteri.

La percezione negativa dell’immagine di un’azienda da parte di clienti, business partner, azionisti e potenziali nuovi investitori, può danneggiare profondamente il suo business e influire negativamente sui profitti.

Nel contesto geopolitico attuale è opportuno che chiunque intrattenga relazioni commerciali o finanziarie effettui la verifica delle proprie controparti, prestando in particolar modo attenzione alle loro strutture proprietarie e di controllo. Il solo controllo soggettivo di primo livello in questi casi può non essere sufficiente in quanto dietro complesse strutture societarie possono nascondersi identità e attività sospette. Solo attraverso un’analisi soggettiva di secondo livello è possibile ricostruire gli assetti proprietari individuando most senior principal, current principals, global ultimate, domestic ultimate, shareholder e beneficial owners per verificare se vi siano tra di loro soggetti censiti nelle Sanctions Lists.


Per svolgere queste attività in sicurezza è necessario disporre di dati e informazioni complete su scala mondiale messe a disposizione da fornitori specializzati e di competenze tecniche e normative abbinate a soluzioni informatiche evolute ed efficaci.

Investire in questa direzione con il partner giusto e attivare tutte le misure e i controlli necessari è la strada migliore che le aziende possono percorrere per tutelarsi dal rischio di sanzioni internazionali.