La School of Management del Politecnico di Milano, ha stimato che nel 2021 il valore del mercato italiano dell'Internet of Things è stato di 7,3 miliardi di euro (con più di 10 miliardi di dispositivi connessi), il che fa notare una crescita del 22% rispetto al 2020. Infatti, le previsioni per l'Internet of Things sono grandiose: entro il 2025 i dati generati a livello globale supereranno i 73.1 zettabyte, ovvero 73mila miliardi di gigabyte!
Si può affermare, quindi, che sempre più aziende negli ultimi anni stanno iniziando a comprendere le esigenze dei consumatori in tempo reale, diventare più reattive, migliorare la qualità delle macchine e dei sistemi più velocemente, ottimizzare l'operatività e scoprire modi innovativi di lavorare secondo la digital transformation.
Cos'è realmente l'Internet of Things?
Il termine Internet of Things si riferisce alla rete di dispositivi connessi e tecnologie che facilita la comunicazione tra dispositivi e cloud, nonché tra i dispositivi stessi. Grazie all'avvento di chip per computer poco costosi e telecomunicazioni ad alta larghezza di banda, ora abbiamo miliardi di dispositivi di uso quotidiano connessi a Internet e possono utilizzare sensori per raccogliere dati e rispondere agli utenti in modo intelligente.
La definizione di Internet of Things è stata utilizzata per la prima volta nel 1999 da Kevin Aston, che lo definiva come “sistema che integra l'interconnessione della cultura umana - le nostre "cose"- con l'interconnessione del nostro sistema di informazione digitale -"Internet ". Per cui oggi quando si parla di IoT non si intende semplicemente “intelligenza delle cose” in senso stretto, quanto piuttosto, intelligenza dei servizi associati al potenziale di Internet e a un modello di sviluppo grazie al quale è possibile integrare a qualsiasi oggetto una piccola componente tecnologica dotata di capacità elaborativa tale da trasformare qualsiasi altro oggetto in un dispositivo comunicante anche senza l’utilizzo dei cavi, ma sfruttando l’innovazione digitale, associata all'evoluzione mobile, al cloud e a nuove logiche collaborative in tutta la filiera.
Il fenomeno dello Smart Manufacturing
La prima applicazione IoT in termini di impatto economico è stata il fenomeno dello Smart Manufacturing: l’introduzione di macchinari intelligenti, connessi a Internet e interconnessi, all'interno di un’impresa. Se tra le persone una migliore comunicazione evita gli errori, gli equivoci e i ritardi, tra le macchine aumenta la velocità, la flessibilità, l’efficienza, la continuità produttiva, l’automazione e la sicurezza.
Da sempre si parla di automazione industriale; ora però, a differenza di quanto già avviene nell'ambito di tecnologie e processi Machine-to-Machine, la vera sfida è la combinazione di automazione e interconnessione delle produzioni. L’automazione in sé non riduce la possibilità di guasti, mentre sempre più l’intelligenza predittiva permetterà di prevederli, comprenderne le cause e porre rimedi, evitando interruzioni nella produzione. Se negli anni industria ha sempre significato standardizzazione, oggi grazie alle tecnologie cloud, alla produzione additiva, alla robotica (in altre parole alla flessibilità), i cicli di produzione saranno sempre più corti e i prodotti sempre più personalizzati, per arrivare in certi casi alla singola unità.
Gli Smart Product
Ma parlare di Smart Manufacturing nella sola prospettiva di Smart Factory significa tralasciare un lato della medaglia altrettanto significativo: gli Smart Product. Un prodotto che comunica anche dopo essere uscito da uno stabilimento produttivo, apre nuovi scenari. Per esempio per il controllo delle performance: con IoT è possibile verificare in tempo reale le prestazioni dei prodotti, ovunque essi siano, incrociare i risultati con le diverse condizioni ambientali e valutarne il comportamento effettivo in condizioni di utilizzo reale. Ne conseguono opportunità in termini di miglioramento delle caratteristiche: arricchire funzionalità più utilizzate, eliminarne altre inutili, correggere i problemi. Il monitoraggio dei prodotti diventa inoltre uno strumento potentissimo di customer engagement che permette di mantenere con i propri clienti una relazione attiva. Per non parlare della parte logistica: si potrebbe tracciare la posizione di un prodotto in ogni momento, controllando se è conservato come dovrebbe (utile per esempio per materiali deperibili, farmaci, food&beverage, sostanze chimiche) o se è utilizzato dove dovrebbe (utile per esempio per utensili o macchinari).
Il fenomeno della Smartificazione
Oggi, rispetto a qualche anno fa, parlare di IoT e Industry 4.0 è diventato molto più semplice: con la diffusione di dispositivi intelligenti (come smartphone, orologi intelligenti, smart tv, automobili), le persone hanno iniziato a capire che la tecnologia fa fare alle cose tante più cose. Come? Integrando mondo fisico e mondo digitale, abilitando nuove modalità di accesso alle informazioni, che possono essere condivise tra più attori della filiera e arrivando al consumatore finale che, prima ancora dei prodotti, cerca le informazioni. Quello che sta cambiando nella smartificazione, è il fatto che l’intelligenza computazionale è uscita dai computer ed è stata integrata a qualsiasi altro oggetto, che è diventato a tutti gli effetti un touch point interattivo che mette in comunicazione le persone tra loro, i brand con i consumatori e le aziende con le filiere: il tutto in un’unica soluzione di continuità.