La sfida per le aziende è proprio questa: essere in grado di individuare tutti gli elementi che permettono a un prodotto di godere dello status di origine preferenziale, così da non incorrere in sanzioni – che possono essere amministrative e nei casi più gravi anche penali.
Le autorità doganali effettuano controlli regolari, imponendo alle aziende non solo di essere conformi, ma di saperlo dimostrare attingendo allo storico richiesto. Ecco, quindi, alcune best practice per le aziende che vogliono essere certi che il prodotto esportato risponda ai requisiti di origine preferenziale.
Stabilimenti produttivi
I luoghi dove avviene la produzione sono indispensabili per identificare la natura preferenziale; tuttavia, può non essere immediato individuare quello che garantisce una lavorazione sufficiente. Difatti, molto spesso la catena del valore è distribuita a livello globale – aspetto poco influente per le aziende i cui stabilimenti sono tutti in UE. Non vale lo stesso, però, per le produzioni che coinvolgono in parte l’Europa e in parte Paesi extra UE: in questi casi, la difficoltà nella determinazione dell’origine preferenziale è legata alle attività condotte nei diversi stabilimenti.
Composizione dei prodotti
Un’altra sfida per le imprese riguarda la classificazione dei componenti del prodotto determinata dalla loro origine. A questo proposito, non esiste uno standard operativo, per cui è necessario conoscere le disposizioni più specifiche in materia applicate ai componenti che non sono di origine preferenziale.
Prove di origine da parte dei fornitori
Questo caso si applica alle aziende esportatrici di prodotti acquistati da altri fornitori e – per superare i controlli doganali - prevede la necessità di ottenere dai produttori una prova d’origine che certifichi lo status di:
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prodotti finiti
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semilavorati
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materie prime
La dichiarazione dei fornitori attestante la qualifica dell’origine preferenziale può essere una tantum, quindi rilasciata una sola volta, ed essere valida a lungo termine per il tempo massimo previsto dalle autorità – questo è il caso dei fornitori regolari che vendono periodicamente lo stesso tipo di merce all’azienda cliente. Al contrario, può trattarsi di una prova d’origine fornita a seconda della merce esportata, che comprenda specifici riferimenti al Paese importatore e a quello accordista.
Come avviene per l’identificazione degli stabilimenti produttivi e la classificazione dei componenti di un prodotto, anche le dichiarazioni dei fornitori richiedono molta attenzione. Prima di tutto, è necessario verificarne la validità nel tempo, assicurando di aggiornare gli archivi e sollecitando i partner commerciali qualora manchino dei documenti.
Questo approccio all’export è sufficiente per garantire conformità?
Quando si tratta di export tra Paesi UE ed extra UE e controlli doganali, premura e attenzione possono non essere sufficienti. Gli aspetti burocratici, infatti, sono molti e implicano procedure e pratiche che possono subire cambiamenti importanti nel giro di poco tempo.
Le soluzioni automatizzate più innovative per la gestione della conformità nelle attività di export offrono visibilità a 360 gradi sulle attività, garantendo così il superamento delle sfide più complesse – legate appunto ai rischi dei controlli doganali. Con la possibilità di archiviare, catalogare, gestire e risalire allo storico, qualunque richiesta da parte delle autorità competenti può essere accolta in tempi rapidi.
Inoltre, la suite per la conformità dell’import/export permette di:
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adeguarsi alle novità normative più recenti
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godere delle agevolazioni daziarie previste
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rendere agevoli i processi
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guidare le operazioni, compreso lo scambio di informazioni tra fornitori
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